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venerdì 28 maggio 2010

L'Encyclopédie della schizofrenia italica

20 anni (venti), forse più, occorsero per realizzare la seconda linea della metropolitana romana. Che nacque già vecchia, a riprova dell'italico feticismo per le mutande di pizzo della nonna, che poi puntualmente si lasciano ammuffire e cadere in rovina.
Perché? Tra l'altro, sotto piazza Barberini si trovarono dei resti romani e la Soprintendenza (e se c'è in Italia un'accolita di stupratori della storia sono, con poche eccezioni, le Soprintendenze) blocca tutto. Intermetro propone di scavare sotto tutta la piazza, e di far arrivare il metrò a Barberini in modo che passasse tra le recuperate vestigia romane: splendida idea! E invece no: alla Soprintendenza non sta bene. E' solo un esempio assai significativo.
Vogliamo il "rispetto integrale" dei centri storici ma allo stesso tempo, se c'è da inventare la città nuova senza pregiudizi cultural-ideologici, ci si rifiuta di farlo: la si vuole come la vecchia, che funzionava all'epoca dei cavalli e, a partire dal '600, delle carrrozze. Quando non, addirittura, sovrapponendo le nuove esigenze di vita alla città storica e pretendendo, al contempo, che non se ne  modifichi un chiodo. Così ci si oppone alla città nuova in nome del villaggio medievale e si ha per risultato che non funziona né l'una né l'altro: la paralisi.
La TAV? NO-TAV. Basta la parola magica: NO! A Porta Susa, Torino, dove dovrebbe partire la TAV per  Milano (in connessione con le "spine" direzionali torinesi) molti milanesi hanno intelligentemente preso case: se posso essere a Milano centrale in 50 minuti, meglio, per molti che lavorano a Milano, abitare a Torino (dove gli alloggi costano assai meno) e andare tutte le mattine comodamente al lavoro a Milano, invece di impazzire nel traffico meneghino. Ma la stazione di Porta Susa,  tra ripensamenti, opposizioni e cavilli vari all'italiana, si ritrova ora con problemi pazzeschi indotti, irrisolti e per di più prevedibili, per cui all'ultimo momento, almeno per ora (c'è da aver paura, dato che in Italia, a cominciare dall'inno di Mameli, il provvisorio-improvvisato diventa regolarmente definitivo), il terminale torinese della  TAV sarà a Porta Nuova, con tutte le conseguenze sistemiche del caso.
Vogliamo parlare del "grattacielo" (ma si può chiamare grattacielo un edificio alto solo 167 metri?) torinese Intesa-San Paolo, disegnato da Renzo Piano? Piano, per inciso, ha iniziato a lavorare in Italia a 64 anni: l'abbiamo importato.  Fotomontaggi fasulli per dimostrare che torre Intesa sovrasta la Mole e le incombe sopra:  falso! Ha la stessa altezza e in realtà le sorgerà a 2.5 km di distanza in linea d'aria. Ecco uno dei falsi fotomontaggi con cui gli eco-immobilisti hanno cercato di spaventare i torinesi, peraltro con la torre "ingrassata" ad arte:

 

ed ecco lo sky-line reale che sarà determinato da ubicazione e dimensione effettive della torre, come Piano stesso ha dovuto documentare ed illustrare a posteriori:
Altro che un'Encyclopédie, ci sarebbe da compilare! Chi ha voglia può documentarsi, per esempio, sul PRG romano del 1962 redatto da Luigi Piccinato, citato dalla stampa di tutto il mondo come una svolta geniale nell'urbanistica mondiale e rimasto lettera morta, fino ad essere  cancellato dal nuovo piano. E, sempre nell'ambito del PRG romano del '62,  ci sarebbe da riflettere sulla priorità assegnata da Piccinato all'Asse Atterezzato, che avrebbe decentrato nel territorio Ministeri e servizi a scala territoriale rendendoli accessibili e decongestionando Roma e il suo centro storico.
Per impotenza compensatoria,  intanto, gli urbanisti propugnano sempre più piani onnicomprensivi e totalizzanti, che pretendono di normare e vincolare pure i barbigli dei galli e puntualmente falliscono. Mentre basterebbe intervenire su pochi nodi caldi e lasciare il resto libero di organizzarsi secondo mercato. Non sai più, in Italia,  se l'anarchia è figlia della pretesa iper-programmatrice o se è il contrario. Soprattutto, questo è un paese terrorizzato dalle scelte;  soleva ripetere Piccinato: «Ogni paese ha l'urbanistica che si merita; l'Italia ha l'urbanistica che si merda!». 
G.C.

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